Hadewijch da Anversa da Lettera XXII, p. 174

L’aquila fissa il sole senza arretrare punto, come l’anima interiore guarda Dio senza distogliere mai lo sguardo da lui. Giovanni sarà dunque l’anima sapiente in questo coro, vale a dire in questo piano d’amore con Dio. Lì non si pensa né ai santi né agli uomini, ma si vola semplicemente nelle altezze divine. Quando l’aquilotto non può fissare il sole, viene gettato fuori dal nido. Così farà l’anima sapiente, la quale rigetta tutto ciò che può oscurare lo splendore dello Spirito, poiché all’anima – al pari dell’aquila – non si addice il riposo, bensì il volo incessante verso l’altezza sublime. (Hadewijch da Anversa da Lettera XXII, p. 174)

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L’anima secondo Platone dal “Fedro”


Mardocheo portato in trionfo per le vie della città Paolo Caliari (Veronese)

 

Dell’immortalità dell’anima s’è parlato abbastanza, ma quanto alla sua natura c’è questo che dobbiamo dire: definire quale essa sia, sarebbe una trattazione che assolutamente solo un dio potrebbe fare e anche lunga, ma parlarne secondo immagini è impresa umana e piú breve. Questo sia dunque il modo del nostro discorso. Si raffiguri l’anima come la potenza d’insieme di una pariglia alata e di un auriga. Ora tutti i corsieri degli dèi e i loro aurighi sono buoni e di buona razza, ma quelli degli altri esseri sono un po’ sí e un po’ no. Innanzitutto, per noi uomini, l’auriga conduce la pariglia; poi dei due corsieri uno è nobile e buono, e di buona razza, mentre l’altro è tutto il contrario ed è di razza opposta. Di qui consegue che, nel nostro caso, il compito di tal guida è davvero difficile e penoso. Ed ora bisogna spiegare come gli esseri viventi siano chiamati mortali e immortali. Tutto ciò che è anima si prende cura di ciò che è inanimato, e penetra per l’intero universo assumendo secondo i luoghi forme sempre differenti. Cosí, quando sia perfetta ed alata, l’anima spazia nell’alto e governa il mondo; ma quando un’anima perde le ali, essa precipita fino a che non s’appiglia a qualcosa di solido, dove si accasa, e assume un corpo di terra che sembra si muova da solo, per merito della potenza dell’anima. Questa composita struttura d’anima e di corpo fu chiamata essere vivente, e poi definita mortale. La definizione di immortale invece non è data da alcun argomento razionale; però noi ci preformiamo il dio, senza averlo mai visto né pienamente compreso, come un certo essere immortale completo di anima e di corpo eternamente connessi in un’unica natura. Ma qui giunti, si pensi di tali questioni e se ne parli come è gradimento del dio. Noi veniamo a esaminare il perché della caduta delle ali ond’esse si staccano dall’anima. Ed è press’a poco in questo modo.

L’ascesa al paradiso celeste di Hieronymus Bosch


«In questo mondo (l’anima) è sprovvista di conoscenza, tranne quando è ormai in punto di morte; in quel momento fa un’esperienza analoga a quella provata da coloro che si sottopongono all’iniziazione ai grandi misteri. Perciò anche il verbo “morire” come l’azione che esso esprime sono simili al verbo “essere iniziato” e all’azione da questo denotata. Dapprima si erra faticosamente, smarriti, correndo timorosi attraverso le tenebre senza raggiungere alcuna meta; poi, prima della fine, si è invasi da ogni tipo di terrore, spavento, tremore, sudore e angoscia. Finalmente una meravigliosa luce viene incontro e si è accolti da luoghi puri e da prati, dove risuonano voci e si vedono danze, dove si odono solenni canti ieratici e si hanno sante apparizioni. Tra questi suoni e queste visioni, ormai perfetti e pienamente iniziati, si diviene liberi e si procede senza vincoli con ghirlande di fiori sul capo, celebrando i sacri riti assieme agli uomini santi e puri; si osserva la massa degli uomini che vivono qui sulla terra, non iniziati e non purificati, calpestarsi e spingersi insieme nel fango e nella polvere, attanagliati dalla paura per i mali della morte a causa della mancanza di fiducia nei beni dell’Aldilà. Così si può comprendere come l’intreccio e la connessione con il corpo sia per l’anima contro natura…».
(Plutarco Fr 178)

Imparerai (Veronica A. Shoffstall)

Dopo un po’ di tempo imparerai la differenza, tra dare una mano ed incatenare un cuore… ed imparerai che amore non significa appoggiarsi, e che stare insieme non significa sicurezza, imparerai che i baci non sono contratti e i doni non sono promesse, imparerai ad accettare i tuoi fallimenti a testa alta e con lo sguardo in avanti, con la grazia di un adulto e non con la tristezza di un bambino, ed imparerai a costruire oggi il tuo sentiero, perché il terreno di domani è incerto ed il futuro ha la cattiva abitudine di cadere nel vuoto.

Dopo un po’ di tempo imparerai, che il sole brucia se ti esponi troppo. Accetterai che le buone persone possono ferirti qualche volta, e che avranno bisogno del tuo perdono, imparerai che parlare può alleggerire i dolori dell’anima… scoprirai che ci vogliono anni per costruire la fiducia ed appena qualche secondo per distruggerla, e che potresti fare cose di cui ti pentirai per il resto della tua vita.

Imparerai che le vere amicizie continuano a crescere nonostante le distanze. E che non importa quello che hai nella vita, ma chi hai nella vita, e che gli amici sono la “famiglia” che ci è permesso di scegliere, Imparerai che non dobbiamo cambiar amici, ma essere disposti ad accettare che gli amici possono cambiare. Ti renderai conto che puoi passare bei momenti con i tuoi amici, facendo tutto o niente, solo per il piacere della loro compagnia.

Scoprirai che forse passi meno tempo di quello che vorresti con le persone che ami, perciò devi sempre lasciarle con parole affettuose perché non sai mai quando le rivedrai. Imparerai che le circostanze e l’ambiente ci influenzano, ma noi siamo gli unici responsabili di quello che facciamo, ed imparerai che non devi per forza confrontarti con gli altri ma col tuo meglio. Scoprirai che si perde tanto tempo per arrivare ad essere ciò che vuoi essere, e che il tempo è breve. Imparerai che non è importante dove sei arrivato bensì dove stai andando, qualsiasi luogo esso sia.

Imparerai che se non avrai il controllo della tua vita altri lo avranno per te, e che essere flessibili non significa essere deboli o non avere personalità, perché non importa quanto delicata o fragile sia una situazione; ci sono sempre due strade. Imparerai che gli eroi sono le persone che hanno fatto quello che era necessario fare senza aver paura delle conseguenze. Imparerai che la pazienza ha bisogno di molta pratica.

Scoprirai che alcune volte la persona che ti aspetti ti dia un calcio quando cadi. Sarà una delle poche che ti aiuterà a rialzarti. Imparerai che maturare non centra nulla con l’età, ma ha a che fare con quello che hai imparato dalle tue esperienze, imparerai che i tuoi genitori fanno parte di te più di quello che pensi. Imparerai che non si deve mai dire a nessuno che i suoi sogni sono stupidi, perché sarebbe una tragedia se lo credesse ed il suo futuro sarebbe senza speranze.

Imparerai che quando sei in collera, hai il diritto di esserlo, ma non hai il diritto di essere crudele, imparerai che ci sono persone che ci amano ma non sanno dirlo, imparerai che non sempre ti basta essere perdonato, ma che qualche volta dovrai imparare a perdonarti, imparerai che con la stessa severità con la quale giudichi, anche tu un giorno sarai giudicato. Imparerai che non importa in quanti pezzi si è rotto il tuo cuore, il mondo non si ferma aspettando che tu lo ripari. Imparerai che il tempo non può tornar indietro e quindi devi seminare il tuo giardino ed abbellire la tua anima oggi, senza aspettare che qualcuno colori il tuo tempo.

Allora capirai che puoi resistere a tutto, che sei forte e che puoi arrivare molto più lontano di quello che pensavi quando credevi di non farcela, e capirai che nella vita non devi farti guidare dalla paura di perdere quello che avrai conquistato, ma devi avere solo il coraggio di affrontarla.

Sull’anima ( Platone – Fedro)

white flower growing on crack street in sunbeam, soft focus

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L’anima se ne sta smarrita per la stranezza della sua condizione e, non sapendo che fare, smania e fuor di se non trova sonno di notte né riposo di giorno, ma corre, anela là dove spera di poter rimirare colui che possiede la bellezza. E appena l’ha riguardato, invasa dall’onda del desiderio amoroso, le si sciolgono i canali ostruiti: essa prende respiro, si riposa delle trafitture e degli affanni, e di nuovo gode, per il momento almeno, questo soavissimo piacere. […] Perché, oltre a venerare colui che possiede la bellezza, ha scoperto in lui l’unico medico dei suoi dolorosi affanni. Questo patimento dell’anima, mio bell’amico a cui sto parlando, è ciò che gli uomini chiamano amore.