L’aquila fissa il sole senza arretrare punto, come l’anima interiore guarda Dio senza distogliere mai lo sguardo da lui. Giovanni sarà dunque l’anima sapiente in questo coro, vale a dire in questo piano d’amore con Dio. Lì non si pensa né ai santi né agli uomini, ma si vola semplicemente nelle altezze divine. Quando l’aquilotto non può fissare il sole, viene gettato fuori dal nido. Così farà l’anima sapiente, la quale rigetta tutto ciò che può oscurare lo splendore dello Spirito, poiché all’anima – al pari dell’aquila – non si addice il riposo, bensì il volo incessante verso l’altezza sublime. (Hadewijch da Anversa da Lettera XXII, p. 174)
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Tutto ciò che l’uomo può pensare di Dio o comprendere e comunque immaginare, ebbene questo non è Dio. Perché se l’uomo potesse intenderlo e comprenderlo con i suoi sensi e i suoi pensieri, Dio sarebbe meno dell’uomo e noi avremmo finito di amarlo: la stessa cosa avviene con gli uomini senza profondità, presso i quali l’amore è presto alla fine. (Hadewijch d’Aversa Mistica da Lettera XII, p. 103)
Io sono (Alessandro Bon)
Chi sono io?
Dio, uomo, serpente!
Io cammino sull’acqua
sorretto dalle ali dell’amore.
Io volo nell’aria
sorretto dai sogni.
Io amo Dio,
io prego Lui,
e lo bestemmio.
Io sono Buddha,
io sono Zuzeca,
Io sono Cristo.
Aquila che vola,
bisonte che corre,
biscia che avvelena.
Io sono l’unica verità,
in quanto mento.
Io sono l’unica menzogna
in quanto so chi sono.
Sono carne,
sono fango,
sono letame.
Io sono uomo
in quanto Dio,
io sono Dio
in quanto uomo.
Io sono poeta,
io sono sognatore,
io vivo di incubi.
Mare in tormenta,
deserto arido,
cielo nuvoloso.
Io odio l’uomo,
io amo i deboli.
Io odio le regole,
io amo le leggi.
Nave scossa dalle onde,
rete rotta dai pesci,
leone libero.
Io odio la vita,
la vita mi ama.
Io voglio la morte,
la morte mi sfugge.
Io sono appena nato,
eppur già vecchio.
Io odio l’amore,
l’amore mi cerca.
Io ripudio l’odio,
l’odio mi circonda.
Io sono un folle,
Dio mi ha voluto così.
Io sono nessuno,
eppure diverrò un gigante.
“…il figlio di Dio, ha creato Dio solo per inventare se stesso….” Train de vie
Schlomo: Dio creò l’uomo a sua immagine. È bello. Schlomo, a immagine di Dio. Ma chi l’ha scritta questa frase nella Torá? L’uomo. Non Dio. L’uomo. L’ha scritta senza modestia paragonandosi a Dio. Dio forse ha creato l’uomo, ma l’uomo, l’uomo, il figlio di Dio, ha creato Dio solo per inventare se stesso.
Rabbino: Vuoi ripetere?
Schlomo: L’uomo ha scritto la bibbia per paura di essere dimenticato, infischiandosene di Dio.
Rabbino: Schlomo, abbiamo già abbastanza guai così…
Schlomo: Rabbino, noi non amiamo e non preghiamo Dio. Ma lo supplichiamo. Lo supplichiamo perché ci aiuti a tirare avanti. Cosa ci importa di Dio per come è? Ci preoccupiamo solo di noi stessi. Allora la questione non è solo sapere se Dio esiste, ma se noi esistiamo.
Dal Film “Train de Vie” del 1998 di Radu Mihăileanu.
La parola crea il mondo e il dio. Mie riflessioni sulla parola
La parola è l’humus da cui nasce il Mondo. Prima che l’uomo desse un nome a qualcosa esso già esisteva?
Ci sono momenti in cui l’uomo necessita di silenzio, come vi sono momenti in cui il corpo necessita di digiuno. Questi momenti sono spesso associati a ciò che si manifesta successivamente all’ira. Essa spesso parla attraverso di noi. Si impossessa di noi e usa le nostre labbra per proferire parole che mai in momenti sani avremmo osato pronunciare. Se è vero che nei momenti di ira si dice anche la verità, ciò che è più nascosto nell’abisso del nostro cuore e che mai avremmo il coraggio di affermare è anche vero che quelle parole sono così nascoste perché la parte sana di noi sa che non vale la pena che esse vengano pronunciate.
L’uomo saggio dovrebbe imparare a identificare quei momenti in cui l’ira si sta impossessando delle proprie labbra e imparare a imporsi il silenzio, come un malato impara a imporsi il digiuno quando il proprio essere manifesta la necessità di non mangiare.
Il digiuno dalle parole purifica il cuore e la mente dell’uomo.
Ma senza la parola esisterebbe il mondo? La domanda vera è: senza l’uomo esisterebbe il mondo?
Si. Avrebbe un altro senso. Sarebbe solo manifestazione di madre natura: ma esisterebbe.
Il concetto che preclude l’esistenza del creato senza il suo creatore è un concetto di per sé errato. Il creatore, Dio, Allah o demiurgo sono di fatto proiezioni dell’uomo e come tali son create dall’essere che si crede creato egli stesso. E’ colui che si crede creato a essere in realtà il creatore di ciò che egli chiama dio. E’ la sua pretesa di essere l’animale eletto da un essere superiore che lo porta a credere a un mondo senza senso se privato di lui. E’ la mancanza di un’esperienza umana di un mondo senza uomini a farci credere che senza di noi tutto non avrebbe senso.
Eppure il mondo esisterebbe anche senza l’uomo, come è esistito per i 4,5 miliardi di anni, circa, in cui esso ne è stato privo. Eppure il mondo esisterebbe anche senza la parola umana perché nessun animale necessità di chiamare un altro essere appartenente al proprio mondo come noi facciamo per pretendere di averlo noi creato o di poterne disporre in quanto noi ne conosciamo il nome.
E se l’uomo con la sua parola, logos, ha creato il dio precedentemente silente allora il dio è la parola stessa e senza la parola dell’uomo il dio non si manifesterebbe. L’uomo attraverso la parola genera il dio che parla per bocca di altri uomini che interpretano la parola dei profeti, ma non quella del dio che non è udibile. E se la parola genera il dio e quindi le religioni chi possiede la religione allora necessita di mettere a tacere le parole contrarie e di proibire la manifestazione della parola di altri uomini. Perché questa parola, logos, non si trasformi anch’essa in un dio diverso da chi ne possiede la chiave logica, o l’interpretazione delle prime parole del profeta.
E’ per questo che nascono le guerre di religione: perché il senso delle parole di chi attraverso esse ha creato il dio viene interpretato da uomini che vogliono impossessarsi del logos per avere il potere di un dio in Terra.