Il guerriero che cacciò la propria ombra (Alessandro Bon)

Nelle praterie americane vi era un indiano Lakota che non riusciva a legare con nessuno all’interno della sua tribù. Era sempre triste e aveva mille paure. Si sentiva diverso dagli altri guerrieri, e mal sopportato. Fu per questo che una notte chiese a Wakan Tanka di distruggere la sua ombra: il suo lato oscuro.
Il dio generatore del mondo lo accontentò e la portò via con sé durante la notte.
Il guerriero non sapeva che l’ombra non era solo fonte di paure e di sconforto, ma era una parte fondamentale di sé. Cosa sarebbe stato senza questa parte della sua identità?
I giorni passavano e lui non temeva nulla e nessuno, combatteva contro i Crow, cacciava i bisonti come mai aveva fatto, era rispettato e temuto da tutti. Temuto si: perché non aveva paura di nulla. E chi non teme mette sgomento, suggestione. Così si ritrovò ancora solo, ancora evitato da tutti, e mentre prima i bambini lo adoravano, ora lo evitavano.
Ogni giorno che passava capiva che qualcosa non andava in lui, che era sempre felice: troppo su di giri. Non sapeva contenersi ed era violento e privo di pudore.
Da un certo lato questa nuova vita gli piaceva, ma quando si girava e vedeva che era privo di ombra capiva di non essere più lo stesso di prima.
Una sera pregò Wakan Tanka di restituirgli l’ombra, aveva anche bisogno di esser triste, aver paura, piangere, per essere un uomo… Spesso si impara di più nella sofferenza che nella felicità. E le sconfitte fanno maturare.
Il dio Sioux gli restituì l’ombra, che era impaurita e sola. Perché anche l’ombra ha bisogno di essere amata.

In fin dei conti un uomo senza ombra può essere un uomo vero?

 

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Al mai nato

603657_1393992554203199_409113313_nGli occhi socchiusi,
un corpo estraneo si fa strada,
il piacere aumenta,
e le labbra si lasciano mordere.

Un piccolo seme vien lanciato nel pozzo,
ammaliato dal profumo di donna:
l’incontro è vita.

Due corpi generano amore,
e la simbiosi è perfetta.
Paura, felicità, amore,
tutto è condiviso…
neppure fossero tutt’uno.

Cresce il frutto dell’amore,
ma non è voluto,
e lui si sente prigioniero.

Angoscia, solitudine, disperazione
si fanno largo in lei,
mentre non sa che fare
del mostro che la sta divorando.

Il volto è sereno,
la voce ferma rassicurante,
il dado è tratto.
Il cavaliere ucciderà il drago,
e la fanciulla sarà libera.

Il tempo si ferma:
il padre sorride,
la madre piange,
il medico la consola,
il feto è solo.

Il mostro è morto.

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Rosa del deserto

Passeggio tra la gente,
ma mi sento solo.

Il cuore batte forte
il petto pare esplodere.

E’ deserto attorno a me.
Nessuno all’orizzonte.

Le parole sono vuote,
il mio cuore sanguina.

Parole usate per ferirmi,
parole usate per capirmi.

Nessuno vede
la mia solitudine.

Come posso io amare?
Come posso io essere amato?

Il mio cuore è morto!
La rosa del deserto è pietra…

Imparare a soffrire (poesia)

Ho coperto di cenere il mio cuore
per poterlo riscaldare
durante i giorni bui
della mia vita.

Avvolto i miei occhi
in teli bagnati
per imparare a piangere.

Immerso le mani nel fango
per scoprire che se si tocca il fondo
c’è sempre del buono da trovare.

Gettato la mia anima nella tempesta
per poterla riavere più forte.

Solo così ho imparato a soffrire.