Al mai nato

603657_1393992554203199_409113313_nGli occhi socchiusi,
un corpo estraneo si fa strada,
il piacere aumenta,
e le labbra si lasciano mordere.

Un piccolo seme vien lanciato nel pozzo,
ammaliato dal profumo di donna:
l’incontro è vita.

Due corpi generano amore,
e la simbiosi è perfetta.
Paura, felicità, amore,
tutto è condiviso…
neppure fossero tutt’uno.

Cresce il frutto dell’amore,
ma non è voluto,
e lui si sente prigioniero.

Angoscia, solitudine, disperazione
si fanno largo in lei,
mentre non sa che fare
del mostro che la sta divorando.

Il volto è sereno,
la voce ferma rassicurante,
il dado è tratto.
Il cavaliere ucciderà il drago,
e la fanciulla sarà libera.

Il tempo si ferma:
il padre sorride,
la madre piange,
il medico la consola,
il feto è solo.

Il mostro è morto.

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Il Lido di Venezia (poesia)

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Photo di Francesca Ferronetti ©

Striscia di terra che divide
la guerra del mare contro gli scogli,
e il placido riposo della Laguna
nella triste Venezia Italica.

Ricorda la pubertà, lembo di tempo
che divide il bimbo giocoso,
dall’uomo che si arrampica
nei muri umidi della vita.

La storia di questa gloriosa città,
che piombava feroce sui nemici
abbattendone le mura,
ed oggi, in metastasi, aspetta la morte.

©  Poesia Alessandro Bon ©

Musica scritta dal Maestro Giuseppe Marotta (Copyright Alessandro Bon)

Esecuzione della  Pianista Serena Felici

Nella mia valigia (poesia)

Fotografia di Carmine Verducy

Avevo riposto i miei sogni in una valigia,
erano fatti d’aria
e d’acqua limpida e pura.

L’avevo nascosta in un armadio,
sommergendola di carte e stracci,
abbandonandola alla polvere,
e all’indifferenza.

Gli incubi avevano riempito le mie notti,
e di giorno non sapevo più sognare.
Vivere era diventato così faticoso.

Non trovavo più alcuno scopo,
né un obiettivo da raggiungere.
La strada che percorrevo era buia e nefasta.

La valigia era coperta di polvere,
ma era rimasta chiusa,
sola come un’amante fedele.

L’aprii per caso,
trovandola troppo leggera,
e capii che i sogni non hanno peso.

E non comporta fatica cercare di viverli

Nella mia valigia (poesia)

Avevo riposto i miei sogni in una valigia,
erano fatti d’aria
e d’acqua limpida e pura.

L’avevo nascosta in un armadio,
sommergendola di carte e stracci,
abbandonandola alla polvere,
e all’indifferenza.

Gli incubi avevano riempito le mie notti,
e di giorno non sapevo più sognare.
Vivere era diventato così faticoso.

Non trovavo più alcuno scopo,
né un obiettivo da raggiungere.
La strada che percorrevo era buia e nefasta.

La valigia era coperta di polvere,
ma era rimasta chiusa,
sola come un’amante fedele.

L’aprii per caso,
trovandola troppo leggera,
e capii che i sogni non hanno peso.

E non comporta fatica cercare di viverli

L’uomo che abbandonò il passato

Vi era un uomo, che tutti i giorni trascorreva ore a riordinare un vecchio magazzino. “Qui vi è tutto il mio passato.” diceva a chi gli chiedeva cosa facesse tutto il giorno in quel luogo.

Era strano, sembrava gli interessasse solo mettere ordine in quel magazzino, e non avesse più una vita a cui dedicarsi. Vi erano centinaia di scatoloni, che apriva e chiudeva in continuazione. Li spostava da uno scaffale all’altro, spolverava il contenuto e sospirava pensando al bei tempi andati.

Un giorno c’era un sole bellissimo che sembrava chiamare il mondo ad essere gioioso. Ma lui decise di passare la giornata lì dentro. A ricordare il passato.

Una vecchia lettera d’amore scritta su carta ormai ingiallita gli ricordò una ragazza che aveva amato, ma che ora nella sua vita non c’era più. E gli cadevano le lacrime pensando ai figli che avrebbero potuto avere e alla casa che avrebbero realizzato.

Un vecchio disco gli fece ricordare quand’era giovane e quanto si divertiva a ballare con gli amici. Ora che poteva camminare solo con l’aiuto di un bastone non poteva certo divertirsi come a quei tempi! Continua a leggere “L’uomo che abbandonò il passato”