Il popolo dell’arcobaleno.

India-Festival-Colori-11Gli Dei inventarono i colori, ma decisero di generarne solo tre: il rosso, il verde e il blu. Fu così che gli uomini iniziarono a adorare i colori quale dono a loro destinato.
Un giorno un sacerdote disse: “Il blu è il vero colore divino: è come il cielo che ci governa da lassù” Così decise che dalla sua religione venissero banditi gli altri due colori.
Un secondo sacerdote si oppose e annunciò: “Nel rosso c’è la vita: come il sangue scorre nelle nostre vene, nel rosso scorre la parola degli dei.”
Il verde rimase orfano di adoratori, e un uomo comprendendo il potere dell’idolatria iniziò a professare la religione del verde: “Perché in esso esiste l’armonia come nelle piante e nell’erba”
Da allora le tre religioni divisero l’umanità e fra di loro iniziarono grandi guerre affinché una religione si potesse imporre sulle altre.
Durante una guerra un artista si arrampicò su una montagna e osservò che durante gli scontri fra gli eserciti le loro armature sembravano mescolarsi e generare nuovi colori. Fu così che si procurò tutti i tre colori e unendoli ottenne centinaia di colori e tonalità diverse. Entusiasta decise di rendere pubblica la sua scoperta: i tre colori assieme ne generavano altri, e questo era il segno che gli dei non avevano inventato i colori perché restassero separati, così come non avevano inventato gli uomini perché restassero divisi fra loro, e unire persone diverse, così come i colori, dava un arcobaleno di emozioni e conoscenza.
I popoli furono colpiti da questa invenzione e altri cercarono di ripetere l’esperimento dell’artista, e comprendendo il suo messaggio: l’unione migliora i colori, e quindi anche gli uomini.
Preoccupati i sacerdoti decisero di intervenire: non si poteva permettere che l’umanità scoprisse il vero desiderio degli dei: l’unione e l’amore fra i popoli e le persone. Essi avevano creato tre colori non per dividere, ma per permettere ai loro figli di scoprire la molteplicità delle esperienze e sfaccettature della vita che potevano esistere.
Intervenne l’esercito e iniziò ad arrestare chiunque stesse diffondendone la scoperta. Sottrassero loro i colori, e imprigionarono l’artista stesso. Il quale fu condannato a morte per blasfemia. Un altro artista venne chiamato a dimostrare che tutto ciò che era stato creato era frutto di un trucco e non si potevano mescolare i colori: o si sarebbero creati gas mortali. E per dimostrarlo fecero morire decine di persone intossicate.
Il popolo, impaurito decise a maggioranza di credere ai sacerdoti, e di non sfidare l’esercito.
L’artista prima di morire chiese al popolo di non arrendersi alla monotonia e di combattere per unire i propri sforzi e per migliorare il mondo: come lui unì i colori si potevano unire gli uomini.
Da allora nacque una nuovo popolo: il popolo dell’arcobaleno. Questo non combatteva per separare i colori o gli uomini ma per creare colori sempre nuovi, e accettare sempre gli uomini che portavano nuova conoscenza nella loro vita.

Se ti è piaciuta questa poesia devi sapere che ho pubblicato il mio nuovo libro:

—-> La persistenza della memoria

Disponibile in Ebook o cartaceo.

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La necessità di costruirsi un nemico. Come il potere genera consenso. Il “Casus belli” Libia

Alessandro Bon

« Higgins: Il problema è economico. Oggi è il petrolio, tra dieci o quindici anni il cibo, plutonio, e forse anche prima. Che cosa pensi che la popolazione pretenderà da noi allora?
Joe: Chiediglielo.
Higgins: Non adesso, allora! Devi chiederglielo quando la roba manca, quando d’inverno si gela e il petrolio è finito, chiediglielo quando le macchine si fermano, quando milioni di persone che hanno avuto sempre tutto cominciano ad avere fame. E vuoi sapere di più? La gente se ne frega che noi glielo chiediamo, vuole solo che noi provvediamo. »
(Dialogo tra Higgins a Joe nella parte finale del film I tre giorni del Condor”)

Non so quanti di voi abbiano letto “1984” di George Orwell, ma credo che questo romanzo sia un vero e proprio saggio di sociologia che dovrebbe esser studiato nelle Università da quei docenti che vogliono aprire la mente dei loro studenti sull’attualità dei…

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Desiderata (Max Hermann)

Va’ serenamente in mezzo al rumore e alla fretta,
e ricorda quale pace ci può essere nel silenzio.

Finché è possibile, senza cedimenti,
conserva i buoni rapporti con tutti.
Di’ la tua verità con calma e chiarezza,
e ascolta gli altri,
anche il noioso e l’ignorante,
anch’essi hanno una loro storia da raccontare.
Evita le persone volgari e aggressive,
esse sono un tormento per lo spirito.

Se ti paragoni agli altri,
puoi diventare vanitoso o aspro,
perché sempre ci saranno persone superiori ed inferiori a te.

Rallegrati dei tuoi successi come dei tuoi progetti.
Mantieniti interessato alla tua professione, benché umile,
e’ un vero patrimonio nelle fortune mutevoli del tempo.
Sii prudente nei tuoi affari,
poiché il mondo è pieno di inganno.
Ma questo non ti renda cieco su quanto c’è di virtuoso,
molte persone lottano per alti ideali,
e dovunque la vita è piena di eroismo.

Sii te stesso.
Specialmente non fingere negli affetti.
E non essere cinico riguardo all’amore,
perché a dispetto di ogni aridità e disillusione
esso e’ perenne come l’erba.

Accetta serenamente l’insegnamento degli anni,
abbandonando con grazia le cose della giovinezza.
Coltiva la forza d’animo per difenderti dall’improvvisa sfortuna.
Ma non angosciarti con fantasie oscure.
Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.

Al di là di una sana disciplina,
sii delicato con te stesso.
Tu sei un figlio dell’universo,
non meno degli alberi e delle stelle;
tu hai diritto ad essere qui.
E che ti sia chiaro o no,
senza dubbio l’universo va schiudendosi come dovrebbe.

Perciò sta in pace con Dio,
comunque tu Lo concepisca,
e qualunque siano i tuoi affanni e le tue aspirazioni,
nella rumorosa confusione della vita conserva la pace con la tua anima.

Nonostante tutta la sua falsità, il lavoro ingrato ed i sogni infranti,
questo è ancora un mondo meraviglioso.
Sii allegro.
Sforzati di essere felice.

Vetro (Nadèr Naderpour)

Margherita Vitagliano Vetro

Margherita Vitagliano: Vetro

 

Sul vetro incrinato,
aveva il ragno tessuto una tela.
Sul vetro,
il diamante dei tuoi occhi.
tracciò una riga.

In frantumi, il vetro
ruppe il silenzio degli alberi.

Restarono solo i tuoi occhi
e la luna:
nel mio sguardo cucirono,
insieme,
il loro sguardo.

La meditazione ( Nelson Mandela)

be one

 

La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.
È la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: ” Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? ”
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicchè gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.