…Volevo essere ciò che non ero. Volevo essere un poeta e allo stesso tempo un borghese….

Un viandante nei pressi dell'Acqua Acetosa

‘Un viandante nei pressi dell’Acqua Acetosa’, Martinus Rørbye; 1835

Ma ho sprecato metà della mia vita nel tentativo di imitare la sua virtù. Volevo essere ciò che non ero. Volevo essere un poeta e allo stesso tempo un borghese. Volevo essere un artista ed un sognatore ma volevo anche possedere la virtù e godere della patria.E’ durato a lungo, fino a che ho compreso che non si può essere ed avere l’uno e la’altro insieme, ho compreso che io sono un nomade e non un contadino,un cercatore e non un depositario. A lungo mi sono mortificato al cospetto di dèi e di leggi che per me non erano altro che idoli. Questo fu il mio errore, il mio tormento, la mia complicità alla miseria del mondo.Io accrescevo la colpa e la pena del mondo facendo violenza a me stesso e non osando percorrere il cammino della salvezza. il cammino della salvezza non porta a destra né a sinistra, esso conduce nell’intimo del proprio cuore, e solo là è Dio, solo là è pace.

(Da Vagabondaggio – Hermann Hesse)

Pubblicità

Il viaggio del petalo (poesia)

By the Russian photographer Tatiana Mikhina

By the Russian photographer Tatiana Mikhina

Io sono il vento,
porto con me petali di rosa,
profumo di primavera,
estasi dell’amore.

Il petalo si lascia cullare
da una lieve brezza
ricordandosi bocciolo,
sentendosi vivo.

Sull’acqua si adagia
e lo stagno crea una culla,
come a voler portare in gloria
quell’ultimo pezzo di gioia.

 

Se ti è piaciuta questa poesia devi sapere che ho pubblicato il mio nuovo libro:

—-> La persistenza della memoria

Disponibile in Ebook o cartaceo.

Licenza

Licenza Creative Commons
Questo testo è di Proprietà intellettuale di Alessandro Bon può essere usato solo citando l’autore Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 2.5 Italia License.

Lo stupro (poesia)

il-ratto-delle-sabine2-1024x1024

Ratto delle Sabine (Giambologna)

 

Navi all’orizzonte,
soldati armati cingono la città.

Il bestiame entra assetato di sangue,
privo di sentimenti, penetra le carni.

Ed io, in un momento,
dimentico il tuo caldo corpo:
per sempre.

—-> La persistenza della memoria

Disponibile in Ebook o cartaceo.

Licenza

Licenza Creative Commons
Questo testo è di Proprietà intellettuale di Alessandro Bon può essere usato solo citando l’autore Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 2.5 Italia License.

Orlo (Sylvia Plath)

e61b117a73_5706103_lrg

La donna è la perfezione.
Il suo morto
Corpo ha il sorriso del compimento,
un’illusione di greca necessità
scorre lungo i drappeggi della sua toga,
i suoi nudi
piedi sembran dire:
abbiamo tanto camminato, è finita.
Si sono rannicchiati i morti infanti ciascuno
come un bianco serpente a una delle due piccole
tazze del latte, ora vuote.
Lei li ha riavvolti
Dentro il suo corpo come petali
di una rosa richiusa quando il giardino
s’intorpidisce e sanguinano odori
dalle dolci, profonde gole del fiore della notte.
Niente di cui rattristarsi ha la luna
che guarda dal suo cappuccio d’osso.
A certe cose è ormai abituata.
Crepitano, si tendono le sue macchie nere.