Il cammino di Alessandro VIII: l’identità

canalizzatori-gic3b9-la-maschera-featQuando nel 2008 decisi di entrare nella clinica “Parco dei Tigli” di Teolo non avrei mai pensato a cosa avrebbe potuto significare questa mia scelta per la mia vita. Senz’altro senza quel ricovero non avrei mai posto le basi per iniziare quel nuovo percorso di vita che mi ha portato nel 2016 a stare, abbastanza, bene con me stesso. Quando parlo di questo percorso uso sempre una parola “identità”: l’uomo è alla continua ricerca di una identità sin da bambino e non smette mai di cercare di comprendere chi egli sia. Certo ci sono uomini che si accontentano di sapere che loro sono il loro lavoro, o il ruolo che la vita o altri gli han imposto, ma alcuni restano alla ricerca di una evoluzione. Alcuni si sentono sempre mancare qualcosa per arrivare a un punto nella vita in cui dire: Sono Alessandro.
Io ora posso dire con forza che sono Alessandro. Ma questo non vuol dire che il mio percorso di vita è arrivato alla totale comprensione di me stesso. L’uomo è dentro sé un labirinto stupendo da esplorare ma anche una caverna buia in cui nasconde parti di sé a sé stesso e agli altri. La ricerca di un’identità deve passare attraverso l’accettazione e il superamento di questo lato oscuro. Non dobbiamo nasconderlo e neppure vergognarcene, ma dobbiamo accettare ciò che di noi non ci piace o fa paura per poi riuscire a renderlo più docile nella nostra mente e nella vita per renderci finalmente liberi. Usando l’immaginazione dovremmo essere capaci di trasformare la parte che meno amiamo di noi in un bambino e dovremmo essere capaci di essere noi adulti ad abbracciarlo e a renderlo finalmente in pace con sé.
La ricerca dell’identità è un percorso lungo e tortuoso e necessita di moltissimi errori da compiere per trovare la giusta via da intraprendere. E’ logico che questa strada sarà riconducibile a ciò che noi cerchiamo. Sarà difficile lasciare una parte di noi che a noi fa comodo per ottenere lo scopo finale, ma se il nostro scopo è quello di essere davvero “Io”dobbiamo imparare a lasciare andare ciò che noi non siamo ma che altri ci hanno imposto come identità. Io ho dovuto accettare la mia sessualità, rompere i cordoni ombelicali, ho dovuto accettare i miei limiti e continuo ancora con un’autoanalisi sempre precisa e coerente.
L’autoanalisi coerente e precisa può aiutarci a renderci migliori. Ma l’autoanalisi non deve essere una sorta di Io giudice che ci addossa colpe e condanne per ogni sbaglio rendendoci la vita impossibile o la nostra crescita personale non sarà certo realizzabile, né certo dev’essere una madre amorevole capace di perdonarci ogni sbaglio, ma un punto di vista esterno capace di analizzare i nostri comportanti ed in grado di aiutarci a intraprendere quel percorso di “accettazione – superamento” di cui ho parlato.
L’Alessandro d’oggi non va più dalla psicologo ma fa yoga. Non trova più rimorso per i suoi errori, ma cerca di evitarli. Non si nasconde più dietro la depressione per scusare i suoi comportanti non coerenti, ma riconosce questi fanno parte di lui e li accetta e cerca di non ripeterli. Per essere Alessandro ho dovuto smettere di essere depresso o bipolare, ma accettarmi e ricercare dentro me ciò che di buono ho da offrirmi.

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