Caro papà mi ricordo di quando ci raccontavi della tua infanzia? A sette anni aiutavi tua zia a trasportare bibite per Burano perché non c’erano soldi: era l’Italia povera del dopo guerra, quella dei calzoni corti e dei buchi sotto le suole delle scarpe, con i geloni che spaccavano la pelle dei piedi. Io a 7 anni lavoravo di fantasia con mio fratello, che di anni ne aveva sei, immersi in un mondo fatato in cui non sapevamo neppure rifarci il letto.
Ti ricordi a 11 anni come passavi le tue giornate? Andavi a lavorare alle 7:00 con il battello, e poi fino alle 18:00 correvi davanti ai forni che lavoravano il vetro ad una temperatura di1200°C. Il vetro di Murano ti riempiva la pelle di schegge quando esplodeva, e le canne per soffiare ti bruciavano la pelle. Continua a leggere “Lettera di un figlio ad un padre: “Papà grazie dei tuoi sacrifici, non farne altri per lo stato””