Tutto ciò che chiede un poeta

La solitudine riempie il cuore del poeta, come il sangue e l’ossigeno quello dell’uomo comune. Una solitudine talmente forte e densa da diventare un buco nero. Tutto assorbe il suo cuore, la luce non sfugge alla sua voglia di cessare la propria sofferenza, e anche lei diventa buio a sua volta. Amore, libri, sogni, sorrisi, scompaiono nel buio generato da un buco nero di solitudine. E il loro ricordo affonda in un mare di lacrime versate nel buio di una stanza illuminata a giorno.

Non chiede nulla il poeta, se non una carezza, un abbraccio, un bacio dato di sfuggita, un corpo caldo in cui affondare la propria disperazione. Eppure dopo esser stato amato è ancora più forte la solitudine, perché lui sa che che il buco nero non lo lascerà mai, mentre le membra, gli umori, il gusto, il sospiro di quell’amore passeggero saranno buio nel suo immenso buco nero.

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Il soldato e il Gigante nel Castello

Vi era un soldato, tanto tempo fa, che viveva solo in un immenso castello inghiottito da un deserto arso dal fuoco e dalla solitudine. Non vedeva anima viva da anni, eppure, ogni notte, sentiva il rumore di passi furtivi nei corridoi, ed ogni notte inseguiva quei passi, sperando di incontrare il suo nemico. Ma i passi rimbombavano e il nemico sembrava ciclopico, immenso: chi poteva fare tanto rumore nel muoversi, se non un Gigante? Continua a leggere “Il soldato e il Gigante nel Castello”

La guerra dei poveri (come i Potenti si difendono dalla crisi)

Chi trova un nemico trova un tesoro. (Alessandro Bon)

Il nemico ti guarda

La “Teoria del terrore” è facile da amministrare, la capacità di individuare i nemici da proporre è insita nel buon governante. Perché se il nemico ha un volto è facile da individuare. Da odiare. E non importa se è il nemico sbagliato, non importa se è il tuo vero nemico a inventarsene altri.
E il nemico diventa l’immigrato che ci sottrae servizi, lo statale che ha privilegi, l’autonomo o il negoziante che evade, Satana. E loro, i politici, i sindacati, la Chiesa son sempre lì, con gli stessi privilegi, con gli stessi cazzo di soldi sottratti a noi poveri. Ma guai a dirlo, altrimenti si alza il coro da stadio: “Il mio partito è migliore, è il tuo che è peggiore. La mia religione è santa, la tua sbaglia.” Continua a leggere “La guerra dei poveri (come i Potenti si difendono dalla crisi)”

Il “Castello di Kafka” ai tempi della psicologia. Nota del Dott. Paolo Pozzeti.

Dato il continuo timore e scetticismo sulla operatività ed efficacia della psicoterapia,vorrei aprire una finestra sulla realta’qualitativa dello psicologo e fare una importante precisazione anche sulle nuove e paradossali leggi che invece di tutelare il paziente (come fintamente propongono) vessano e martorizzano una gia’ claudicante categoria.
Tra le voci della nuova proposta vi e’ quella dei corsi di aggiornamento che con il nuovo ordinamento legislativo divengono obbligatori ma puta caso sono privati e a pagamento,senza alcun controllo di qualità ed effettiva verifica; a tal proposito poniamoci una questio: la formazione e l’aggiornamento permanente su quale campi e settori della psicologia verterebbe? e l’assicurazione posta come obbligatoria quali rischi andrebbe a coprire se la validazione scientifica dell’operato non può sussistere dato che: Continua a leggere “Il “Castello di Kafka” ai tempi della psicologia. Nota del Dott. Paolo Pozzeti.”

Intervista a cura di Carmyne Verducy. (Tratto da: “Habla con Gian)

Carmyne Verducy

1) Da quanto tempo scrivi?

Ho iniziato a scrivere nel 1995, ma in realtà fino al 2000 non avevo composto molte poesie, era un atto non voluto, de-scrivevo le mie emozioni, che poi fossero composte in versi o in prosa non ci sarebbe stata differenza. A me risultava più semplice comporre versi che parlare di ciò che provavo con chi mi circondava. E questo facevo.

2) Scrivere e’ sempre stata la tua passione, come ti rivedi a distanza del primo lavoro che hai pubblicato?

Guarda, sembra esser accaduto secoli fa, eppure era il 2005. Ero chiuso e timido e mi vergognavo di scrivere, anche se non sono molto sicuro tutt’ora. Ma all’epoca decisi di realizzare il mio primo libro quasi per gioco e non credevo che quell’esperienza si sarebbe ripetuta. Oggi ho più consapevolezza, più coscienza nello scrivere e mi sento molto più maturo. Forse sto capendo ora cosa voglia dire essere uno scrittore e come essere uno scrittore. Continua a leggere “Intervista a cura di Carmyne Verducy. (Tratto da: “Habla con Gian)”