30 Rock, i miei compagni di classe, e la comprensione di noi stessi

30 Rock

Spesso abbiamo bisogno di avere qualcuno che ci indichi la miglior interpretazione per capire meglio la nostra vita. Ma non sempre dobbiamo cercare questa soluzione ai nostri crucci in uno specialista. A meno che non siamo problemi davvero seri. Ultimamente ho avuto due illuminazioni durante la visione di un telefilm: “30 Rock” Può essere un telefilm comico lo stimolo per comprenderci? Certo! Ovunque possiamo trovare fonte di conoscenza e di sapere.
Mentre cenavo in TV davano “30 Rock” e il personaggio femminile principale, Tina Fey alias Liz Lemon, ricordava il periodo passato al College, quando lei era una secchiona snobbata dalle Vip. Ma, mentre ricordava le odiose compagne d’un tratto le tornò in mente un episodio: lei faceva sentire inferiori gli altri compagni. Quelle stesse persone a cui lei imputava l’infelicità della sua carriera scolastica, erano state a loro volta ferite da lei.
Io ero bravo alle superiori, certo facevo un professionale, ma ricordo che ero sempre uno dei più bravi e questo innervosiva molti compagni. E l’antipatia reciproca fra me e loro, era un dato di fatto, per loro, perché poi io in realtà non li sentivo parte della mia vita, loro erano in un’altro mondo e malgrado dividessimo l’aula io non ci parlavo quasi mai. Certo era difficile parlare con loro, io ero interressato alle scienze e alla lettura, loro alle donne e al calcio. Fra noi non c’era contatto, né possibile amicizia. Ma vedendo quella scena ho capito che devo essere stato piuttosto antipatico, soprattutto quando andavo alla lavagna e sapevo svolgere funzioni che nessuno aveva mai visto, o dedurre a mente che radice di 2 era uguale a 2 alla 1/2. Son passati 16 anni dal diploma e loro ancora si misurano con me. E l’ultima volta che ci siam visti si son presentati ubriachi e hanno cercato di definirsi migliori di me e di altri, confrontando lavori e redditi. Uno era un piccolo imprenditore, uno tecnico di laboratorio, ed uno guidava un furgone e giocava in serie D. Io ero un povero operaio.
Mi han molto ferito quella sera, non capisco mai perché qualcuno possa avercela con me. Ma rivedenso “30 Rock” ho capito molte cose:

  1. Sono antipatico perché non vivo con gli altri, ma sono tra gli altri. Basta vedermi quando vado a prendere il treno la mattina: libro in mano, pensieri che scorrono nella testa, e il vuoto attorno.
  2. Sono antipatico perché parlo spesso di me, anche se il mio scopo no è puramente narcisistico, ma lo faccio perché parto dalla comprensione di me, e delle mie varie sfaccettature per capire gli altri;
  3. sono troppo sensibile e mi faccio troppe seghe mentali;
  4. Ma sopratutto se una persona dopo 16 anni sente ancora rancore per un’altra persona per qualsivoglia motivo, non è che è lei ad avere problemi psichici, e non io?
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