Gli specchi nella mente: piccola teoria di un analfabeta sulla percezione della realtà.

L'immagine si deforma a causa della nostra psiche e coscienza

Quando frequentavo le medie inferiori sul testo di Grammatica ed Italiano c’erano degli esempi di come si sviluppava un tema, un articolo, o altre forme di scrittura, fra questi ricordo la narrazione di un episodio a cui avevano assistito molte persone, e come tale episodio fosse stato interpretato da ognuno di essi in modo totalmente diverso. Il messaggio era: la percezione della realtà non è univoca ma è la proiezioni di fattori individuali. 

Io la chiamo “Teoria degli specchi”, chissà se poi io ho il diritto di formulare teorie e ne son capace poi. Immaginate di osservare il mondo che vi circonda o di leggere o vedere in TV una notizia, su mille persone che si troveranno nella stessa situazione non troverete due persone con la stessa opinione e la stessa interpretazione dei fatti. Perché?

Spesso ci viene insegnato che sono gli occhi a vedere e che questi “codificano” un’immagine reale e la trasmetono al cervello. Questo è vero, ma è una sola parte di ciò che accade all’interno del nostro cervello. In effetti non sono gli occhi a “vedere” ma il cervello stesso che codifica l’mmagine e la fa “comprendere” a chi osserva. Il cervello però è una macchina sofisticata, in cui nulla è fine a sé stesso e tutte le sue funzioni interagiscono fra di loro. Questa interazione fra le “funzioni” del nostro cervello fa si che ciò a cui assistiamo prenda un significato diverso per la mente di ognuno di noi. E’ come se all’interno di essa vi fossero degli specchi che proiettano l’immagine deformandola in base alle esperienze di vita, le idee, la sensibilità, la psiche, dell’individuo che osserva l’oggetto in essere.

Gli specchi a cui l’immagine viene rimandata, poi, per essere definitamente compresa sono molti, vi è l’educazione avuta in famiglia, il tipo di cultura acquisita e quindi l’ambiente in cui si è cresciuti, il titolo di studio, il tipo di studio effettuato, la sensibilità, la religione, la psiche. Sembra una follia pensare che un’immagine o una situazione debba passare tante “prove” e tanti filtri prima di essere compresa dalla mente di chi la osserva. Ma è così.

Pensate ad un musulmano integralista che vede una donna lapidata: è normale, è giusto. O riflettete su un cattolico che

Opera di Nino la Barbera

vede un uomo pieno d’oro professare la povertà. O un politico ricchissimo che non rinuncia al denaro ma che si sente vicino ai poveri. Già proponendo questi esempi io ho usato gli specchi della mia mente, emettendo giudizi più o meno voluti su ciò chi ho descritto.

Se dieci persone diverse attraversano la stessa strada, percorrendone lo stesso chilometro, ognuno di loro osserverà volti diversi, vetrine diverse, avrà sensazioni diverse, percepirà una realtà diversa. Sembra impossibile, ma è così. Se una di esse è depressa troverà grigia, buia quella strada, priva di vita e spererà di uscirne presto. Un altro la attraverserà mano nella ano della nuova fidanzata, e sarà la prima volta che loro si prendono per mano: quella è la strada più bella del mondo. Vi sarà chi noterà l’eccessiva presenza di extracomunitari, perché è attirato dall’idea e dalla paura verso questi. Una donna si sentirà insicura per quel gruppetto di marocchini fuori dal bar, gruppo che è indifferente al ragazzo che lo percorre correndo per andare a scuola. Il giovane troverà quella strada priva di interesse perché priva di “punti di riferimento” per la sua età, il vecchio fantastica, perché nel bar in fondo ad essa si gioca a carte e il vino costa poco. Vi sarà un uomo che noterà le prostitute, forse perché ha bisogno di sesso, più per il fatto della loro presenza troppo evidente.

Non intendo dire che nessuno di loro vedrà la realtà, ma che ognuno vedrà una parte di realtà a lui più congeniale. Percepirà le sensazioni che lui può percepire, e vivrà quel chilometro così come vive quasi tutti i chilometri. Quasi tutti vedranno i marocchini al bar, la presenza di extracomunitari e di prostitute, la vuotezza di quella strada, ma per ognuno di loro quella passeggiata sarà ricordata in modo diverso. Ognuno di loro avrà la percezione di aver attraversato una strada, in parte, diversa dall’altro.

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