Il senso della vita sta nel sorriso di un bimbo, senza mai rimpianti per il passato

E’ un po’ di giorni che mi chiedo cosa potrei scrivere su questo blog, oltre alle poesie e alle fiabe, che in questi giorni pubblico, vorrei metter giù qualcosa di più strutturato, perché le sopracitate opere non mi costano fatica nell’esprimerle, le scrivo in meno di 30 secondi, eppure sono il risultato di un continuo pensiero che si rielabora, che cambia, che cresce, che mi fa apparire immagini e sognare ad occhi aperti… Che sia matto?

Matto lo sono, è conclamato, ma non credo di essere né inferiore né superiore a chicchessia, ma troppo spesso mi ritrovo a chiedermi cosa sarebbe stato della mia vita se non fossi stato malato?

Avete presente la trasmissione “Il Bivio” di Enrico Ruggeri?…ma quanti di questi bivi avete avuto voi nella vostra vita?

Io innumerevoli, e nel mio continuo autoanalizzarmi, e nello scavare nel mio più profondo IO ne trovo sempre uno nuovo…
E se avessi continuato a far atletica… me lo ricordo bene: ero bravo!!!! Alto, magro, 188 cm per 63 kg, gamba lunga e marciatore nato, infaticabile, percorrevo chilometri su chilometri sempre sorridendo…
E se alle superiori avessi sedotto Marina… capelli ricci, sorriso stupendo e grande femminilità e un po’ di malizia…
E se mi fossi laureato…
E se avessi accettato quel lavoro….

Ma i rimpianti non servono a nulla, se non a scavare le gote dei nostalgici, e di chi non sa né vuole reagire, e alla soglia dei 36 anni devo chiedermi: son felice dell’uomo che sono?

Il passato non si cambia, non ci è possibile, il futuro possiamo immaginarlo, ma sappiamo bene che non è possibile programmarlo, e allora che senso ha la vita?

Molti mi chiederanno perché  devo farmi queste domande proprio il Sabato sera, mentre i miei coetanei pensano a divertirsi, a guardare la TV, o ad andare in discoteca…Fa parte di me guardare sempre oltre, non fermarmi mai, non essere mai felice di ciò che ho raggiunto e di ciò che ho…Ma cosa ho raggiunto, cosa ho?

E le domande si stratificano, si fanno pesanti le risposte, e non sai se dar retta al tuo Pangloss o al tuo Martin interiori per rispondere a questi continui quesiti sulla vita e sulla mia esistenza…

Una piccola o grande quantità di zavorra ce la portiamo tutti sulle spalle, ma se continuiamo a credere di essere gli unici, di essere i soli a soffrire  sarà l’egoismo a prevalere, quell’egoismo che poi caratterizza l’uomo sia nello stare bene, che nello stare male, e che lo fa rinchiudere in sé perché è geloso anche della sua sua sofferenza, come se condividere qualche sofferenza con altri sia un reato…

Eppure la speranza c’è… eppure alle mie domande una risposta c’è… e sta tutta nei sorrisi dei bambini che incontro per strada che si affezionano a me….

Sei felice dell’uomo che sei? Si… perché i bambini con me si divertono… Si… perché quello che scrivo piace… Si… perché so far sorridere il mio prossimo…

Io passo in secondo piano… Narcisismo permettendo…

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