“O prigioniero delle tue bende/pendulo e solo/soffri? Il tuo cuore sente che attende l’ora del volo?” da “L’amico delle crisalidi” G.Gozzano
Guido Gozzano prima di morire si dedicò a studiare la metamorfosi delle farfalle.
Scrisse poesie dettagliate su bruchi, crisalidi e farfalle, quasi che, sentendo approssimarsi l’ora del commiato, lo studio di quelle ninfe dormienti in attesa di metamorfosi future potesse offrirgli la possibilità di trovare un varco tra essere e non-essere, lo aiutasse ad attraversare la soglia tra visibile ed invisibile.
“Per tutto il giorno in torpida quiete/uno spasimo ignoto li tormenta:/essere un altro, uscire da se stessi!/ Uscire da se stessi? E li vedete/ or gonfiarsi, or contrarsi, ora dibattersi/ or nelle membra tremule far arco,/finchè sul terzo nodo ecco si fende/l’antica spoglia e sul velluto stinto/ vivida risplende la divisa nuova.” da “Dei bruchi”
Cosa sa il bruco della farfalla, cosa sa la farfalla del bruco? Ogni spasimo di trasformazione è parte di un processo di trasformazione che ci permette di divenire Altri e al tempo stesso di abbandonare le forme superate che appartenevano agli stadi precedenti dell’essere.
“Ed uno appare in due e due in uno/ma già l’infermo tutto si distorce,/ come da un casco liberando il capo/ dal capo antico, dalle antiche zampe liberando, lento/movendo già, lasciandosi alle spalle/ quegli che fu, come guaina floscia.” da “Dei bruchi “
Questi versi preziosi da entomologo rivelano quanto sia arduo il divenire e come lo spasimo della metamorfosi si occulti dietro un tempo morto e apparentemente stagnante ma invece foriero di miracoli.
“Ogni forma di bruco è dileguata:/la crisalide splende, il nuovo mostro/ inquietante, ambiguo diverso/ da ciò che fu, da ciò che dovrà essere!/ Pendula, immota, senza membra fusa/ nel bronzo verde maculato d’oro,/ cosa rimorta la direste cosa/ d’arte, monile antico dissepolto.” da “Delle crisalidi”