Parlando a vanvera di arte a Venezia

Può essere un cimitero un luogo di cultura, oltre che di culto?
Il Cimitero di San Michele nato nel 1807 per volontà dello sciacallo del Veneto Napoleone, (ampliato poi con l’unione delle due isole di San Michele e di San Cristoforo della Pace, nel 1829),  è  in grado di dimostrare la capacità di una città di attirare cultura e uomini colti, che fuggiti alla demonizazione del proprio paese si sono rifugiati in una città aperta da sempre al diverso…

Tra i personaggi celebri che qui riposano:

L’unico grave episodio che portò Venezia a rinnegare la propria storica apertura verso le altre culture fu il Ghetto di Venezia, imposto alla Serenissima dal Papa, il 29 marzo 1516, quando Venezia era ancora stremata dalla Guerra contro la Lega di Cambrai, e troppo debole per ribellarsi. (Si leggano i dialoghi fra i nobili pro e contro la sua istituzione).

Ma Venezia è una città da sempre aperta, la sua radice bizantina la si trova in molte chiese costruite fra il IX e l’XI secolo che presentano una pianta a croce greca. La Chiesa di San Zan Degolà è da sempre casa dei greco ortodossi, e tuttora si leggono iscrizioni in varie lingue rivolte ai fedeli. La Chiesa, più recente, di San Giorgio dei Greci ospita gli stranieri di fede ortodossa, tuttora ospiti in città, e durante le feste più importanti si riempie di fedeli.
Ezra Pound, si ritirò a Venezia alla fine della sua vita, e lì morì il primo settembre 1972. Qui conobbe e prese sotto la sua ala protettrice un giovane poeta locale Aldo Vianello, che fece un gran parlare di sè in tutta europa col suo primo libro: Timide Passioni(1964 Rebellato); tradotto in Inghilterra e premiato come opera prima dell’autore. Ma anche Aldo, come Pound, visse annebbiato da una forte depressione, e lieve follia, che lo portò a vivere ai margini di quella cerchia di uomini colti che lo avrebbe aiutato a vivere da grande letterato qual’è.

Con Aldo spesso parliamo del male di vivere, he tanto ci accomuna, e di come questa maledetta besti ci abbia condizionato nell’approciarsi alla vita. Ricordo una passeggiata sul lungomare del Lido di Venezia, tornavamo dal Palazzo del Cinema di Venezia dove vi era stata una conferenza su Giacomo Casanova, grande letterato oltre che amatore, in cui parlammo a lungo della sua vita, del suo rapporto con Pound, di Palazzeschi e di altri suoi amici del passato, della vita e dei suoi amori, una donna che non c’era più, e del duo demone il vino. che mi ispirò una poesia per me molto bella:

Il Lido di Venezia

Striscia di terra che divide
la guerra del mare contro gli scogli,
e il placido riposo della Laguna
nella triste Venezia Italica.

Ricorda la pubertà, lembo di tempo
che divide il bimbo giocoso,
dall’uomo che si arrampica
nei muri umidi della vita.

La storia di questa gloriosa città,
che piombava feroce sui nemici
abbattendone le mura,
ed oggi, in metastasi, aspetta la morte.

La vedova di Helenio Herrera, la conobbi nel 2007, durante la manifestazione: “Ora poesia”, organizzata dalla Contessa Tiziana Turchetto e dall’artista Luciano Dall’Acqua, si complimentò per una mia poesia. Una donna d’altri tempi, una nobile.

Luciano Dall’Acqua lo conobbi nel 2004 al Circolo degli Ufficiali di Venezia, presso l’Arsenale di Venezia. Tornato a casa ne parlai con mio padre. Gli si illuminarono gli occhi, vi aveva collaborato per molto tempo, negli anni ‘80. Aldo”affittava un piazza” nella vetreria in cui lavorava: un Maestro vetraio, un servente ed un serventino. E quando vinse un premio in Sud America gli offrì un pranzo al famoso ristorante “Il gatto nero” di Burano.

Tatiana Daniliyants, che passò un anno a Venezia per fare un “documentario” sulla mia città. Il nome della libreria non lo ricordo, mi viene in mente solo una gondola, stupenda all’interno del locale principale usata come libreria.
Ferruccio Brugnaro, lo conobbi di fama, e poi via epistolare, quando gli spedii il mio libro. Mi fece i complimenti, e conservo ancora la sua lettera. E’ molto odiato nella fabbrica in cui è crescito, la Montefibre di Porto Marghera, ed in cui tuttora lavoro io, perchè  aveva assunto forti posizioni contro il Petrolchimico. A lui gli eroi della Beet Generation gli “regalarono” un tour per gli Stati Uniti d’America nel 1997. E per la serie “nessuno è profeta in patria”… ha avuto 160 pubblicazioni in Francia, e decine in altri paesi, ma è misconosciuto a Venezia.

Emilio Vedova…
Molti artisti, fra cui io non mi annovero, lavorano a Venezia, nel silenzio della stampa nazionale, e persi nelle nebbie degli inverni padani, e nelle menti deboli…
Un ultimo saluto vorrei rivolgerlo a Renato Coller, morto lo scorso anno, che con i suoi libri, come “Gerimo più nialtri dei masigni“, e le sue opere d’arte cercava di mantenere in vita l’antico modo di far Cultura a venezia. Il Magnifico Rettore di Ca’ Foscari nel 2007, se non erro, era andato a fargli i complimenti per il lavoro svolto. Lì aveva lo studio, proprio dove risiedeva da sempre, in Campo dei Moria Venezia.
Ciao Renato, la tua poesia, e le tue battute sempre ironiche, e “malandrine” mi mancheranno, e mancheranno a tutti.

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